Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/103

che hanno rugginose le catene. Così pregava la fanciulla, e le scorreano dalle palpebre lagrime vanamente sparse. Quando, da lei non veduto, entrò Faone nel tempio, siccome soleva, per ringraziare giornalmente la divinità benefattrice. Stava Saffo involta nel manto, per nascondere altrui il turbamento delle sue sembianze, e stanca di continui lamenti, tacque alla fine, sedendo languida sulla base di marmorea colonna. Faone s’inoltrò verso dell’idolo, e gettò sull’ara accesa avanti di esso dell’indico incenso, il quale crepitando immantinente esalò in fumo odoroso. Il grato vapore scosse la donzella dal suo letargo: sollevò gli occhi, e vide l’amabile vincitore: al di cui aspetto improvviso, turbata insieme dalla maraviglia e dal diletto, cessò di pregar la Dea, che nel di lei animo scancellasse l’amore, perchè vedendolo si compiaceva di amarlo. Anzi, cambiando voti, pregolla che inspirasse a lui almeno qualche pietà, dalla quale al tenero affetto è