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CAPITOLO XVII.


— Vi ascoltiamo.

L’incognito se ne stava in un cantuccio della sala, protetto dalla penombra, colla testa nuda e le braccia incrociate sul petto; ed in tale positura, con voce sorda, quasi facendosi forza, fece il racconto che segue, senz’essere interrotto mai dai suoi ascoltatori.

«Il 20 dicembre 1854, un yacht a vapore, il Duncan, appartenente a lord Glenarvan, gettava l’ancora sulla costa australiana, all’altezza del trentasettesimo parallelo.

«A bordo di quello yacht erano lord Glenarvan, sua moglie, un maggiore dell’armata inglese, un geografo francese, una fanciulla ed un giovanetto. Questi due ultimi erano i figli del capitano Grant, la cui nave, Britannia, era colata a fondo un anno prima. Il Duncan era comandato dal capitano John Mangles e montato da un equipaggio di quindici uomini.

«Ecco perchè codesto yacht si trovava a quel capo sulle coste dell’Australia.

«Sei mesi prima, una bottiglia contenente un documento scritto in inglese, in tedesco ed in francese, era stata trovata nei mari d’Irlanda e raccolta dal Duncan. Codesto documento diceva esistere ancora tre superstiti del naufragio del Britannia, e questi essere il capitano Grant e due dei suoi uomini; aver essi trovato rifugio in una terra, di cui dava la latitudine, ma la cui longitudine, cancellata dall’acqua del mare, non era più leggibile. Codesta latitudine era di 37° 11, australe; onde essendo incognita la longitudine, se si seguitava il trentasettesimo parallelo, si era certi arrivare alla terra abitata dal capitano Grant e dai suoi compagni.

«Avendo l’ammiragliato inglese esitato ad intraprendere questa ricerca, lord Glenarvan risolvette di tentare ogni cosa per ritrovare il capitano Grant. Mary e Robert Grant erano stati messi in rapporto con lui.