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delle munizioni, una bussola, viveri per otto giorni; ed essendo stato compiuto il carico rapidamente, i coloni tornarono al Palazzo di Granito.

Il domani, alle cinque del mattino, furono fatti gli addii, non senza una certa commozione dalle due parti, e Pencroff, dando vento alle vele, si diresse verso il capo Artiglio, che doveva doppiare per prender poi direttamente la via del sud-ovest.

Il Bonaventura era già ad un quarto di miglio dalla costa, quando i suoi passeggieri videro sulle alture del Palazzo di Granito due uomini che facevano loro un cenno d’addio. Erano Cyrus Smith e Nab.

— Buoni amici, esclamò Gedeone Spilett, è la prima volta che ci separiamo in 15 mesi!

Pencroff, il reporter ed Harbert, risposero per l’ultima volta a quell’addio, ed il Palazzo di Granito sparve in breve dietro le alte roccie del capo.

Nelle prime ore del giorno, il Bonaventura stette costantemente in vista della costa meridionale dell’isola Lincoln, che presto non apparve più che sotto la forma d’un castello verde, da cui emergeva il monte Franklin. Le alture, scemate dalla lontananza, le davano un aspetto poco acconcio ad attirare le navi sulle sue coste.

Il promontorio del Rettile fu sorpassato verso la una, ma a dieci miglia al largo. Da questa distanza non era più possibile discernere nulla dalla costa occidentale, che si estendeva fino alle balze del monte Franklin, e tre ore dopo l’isola Lincoln era scomparsa interamente sotto l’orizzonte.

Il Bonaventura si comportava benissimo, si elevava facilmente sulle onde e camminava spedito. Pencroff aveva attrezzato la vela di freccia e camminava in direzione rettilinea, regolandosi colla bussola.

Ogni tanto Harbert gli dava il cambio al timone, e la mano del giovinetto era così sicura, che il marinajo non aveva da rimproverargli una straorzata.