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CAPITOLO XIX.


Come Cyrus Smith raccontasse la sua esplorazione – Si spingono i lavori di costruzione — Un’ultima visita al ricinto — Combattimento fra il fuoco e l’acqua — Quello che rimane alla superficie dell’isola — Si decide di varare la nave — La notte dall’8 al 9 marzo.

Il domani mattina, dopo una giornata passata al ricinto, tutto essendo in perfetto ordine, Cyrus Smith ed Ayrton tornavano al Palazzo di Granito.

Subito l’ingegnere radunò i compagni, ed apprese loro che l’isola Lincoln correva un immenso pericolo, cui alcuna forza umana non poteva scongiurare.

— Amici miei, disse egli, e la sua voce svelava una profonda commozione, l’isola Lincoln non è di quelle che debbano durare quanto il globo medesimo. È votata ad una distruzione più o meno prossima, la cui causa è in lei ed a cui nulla potrà sottrarla.

I coloni si guardarono e guardarono l’ingegnere. Non potevano comprendere.

— Spiegatevi, Cyrus, disse Gedeone Spilett.

— Mi spiego, rispose Cyrus Smith, o meglio non farò che trasmettere la spiegazione, che nei nostri pochi minuti di colloquio segreto mi fu data dal capitano Nemo.

— Il capitano Nemo! esclamarono i coloni.

— Sì, ed è l’ultimo beneficio che ci ha voluto fare prima di morire.

— L’ultimo benefizio! esclamò Pencroff, l’ultimo