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minato, ed i lavori ricominciarono con ardore; la costruzione del battello procedette rapidamente; era già interamente fasciato e fu assicurato all’interno in modo da congiungere tutte le parti dello scafo con ossature fatte pieghevoli col vapore acqueo e che si prestavano a tutte le esigenze del sesto.

Siccome non mancava di legname, Pencroff propose all’ingegnere di circuire internamente lo scafo con un fasciame impermeabile che assicurasse del tutto la solidità del battello.

Cyrus Smith, non sapendo che cosa serbava l’avvenire, approvò l’idea del marinajo di rendere la barca solida il più possibile. Il fasciame ed il ponte del battello furono interamente finiti verso il 15 settembre. Per calatafare gl’intervalli, si fece della stoppa con zostero secco, e la si cacciò a colpi di maglio fra i commessi dello scafo, del fasciame e del ponte; poi le saldature furono coperte di catrame bollente, fornito in abbondanza dai pini della foresta.

L’adattamento del battello fu dei più semplici. Era stato dapprima zavorrato con macigni di granito, di cui se ne stivarono 12 mila libbre circa. Una tolda fu posta sopra questa zavorra, l’interno fu diviso in due camere, lungo le quali si stendevano due panche che servivano di forzieri. Il piede dell’albero doveva puntellare il tramezzo che separava due camere, alle quali si aveva ingresso per due boccaporti aperti sul ponte e forniti di coperture.

Pencroff non durò alcuna fatica a trovare un albero adatto per l’alberatura. Scelse un giovane abete dritto, senza nodi, che dovette solo squadrare nell’impiantatura ed arrotondare in cima. Le ferramenta dell’albero, quelle del timone e quelle dello scafo erano state grossolanamente, ma saldamente fabbricate nella fucina dei Camini. Infine pennoni, albero di freccia, ghisso, pertiche, remi, ecc., ogni cosa fu terminata