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riduzioni di marmo e di bronzo che sorgevano sui loro piedistalli, l’organo magnifico addossato al tramezzo posteriore, poi le vetrine disposte intorno ad una vasca centrale, nella quale erano i più ammirabili prodotti del mare: piante marine, zoofiti, collane di perle d’inestimabile valore, ed infine gli occhi si fermarono su questa divisa scritta sul frontone del museo, la divisa del Nautilus:
Mobilis in mobile.
Pareva che egli volesse un’ultima volta collo sguardo accarezzare quei capilavori dell’arte e della natura, ai quali aveva limitato il suo orizzonte durante un soggiorno di tanti anni negli abissi dei mari.
Cyrus Smith aveva rispettato il silenzio del capitano Nemo; aspettava che il morente ripigliasse la parola.
Dopo alcuni minuti, durante i quali rivide, senza dubbio, passare dinanzi a sè tutta la sua vita, il capitano Nemo si volse ai coloni e disse loro:
— Voi credete, signori, senza dubbio, di dovermi essere riconoscenti?
— Capitano, noi daremmo la vita per prolungare la vostra.
— Bene, soggiunse il capitano Nemo, bene! Promettetemi di eseguire le mie ultime volontà, ed io sarò pagato di tutto quanto ho fatto per voi.
— Ve lo prometto, rispose Cyrus Smith.
E con questa promessa egli impegnava i suoi compagni e sè stesso.
— Signori, ripigliò a dire il capitano, domani io sarò morto.
Arrestò con un cenno Harbert, il quale volle protestare.
— Domani sarò morto, e desidero di non aver altra tomba che il Nautilus; è questa la mia bara!