Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/284

a sbarcare nell’isola, e se i coloni fossero costretti a chiudervisi bisognava che potessero resistere senza svantaggio.

Era quello un disegno da maturare e la cui esecuzione, d’altra parte, fu di necessità differita alla prossima primavera.

Verso il 15 maggio, la chiglia del nuovo bastimento si allungava sul cantiere, nè andò molto che la ruota di prua e quella di poppa, incastrate a ciascuna delle sue estremità, si drizzarono quasi perpendicolarmente. Questa chiglia di buona quercia misurava centodieci piedi di lunghezza: il che permetteva di dare al baglio maestro una larghezza di venticinque piedi. Ma fu tutto quanto ii carpentieri poterono fare prima che sopraggiungesse il freddo ed il brutto tempo. Nella settimana successiva si posero in opera le prime coste di poppa, dopo di che bisognò interrompere i lavori.

Negli ultimi giorni del mese il tempo fu bruttissimo, il vento soffiava dall’est, e talvolta ebbevi violenza d’uragano. L’ingegnere provò qualche inquietudine per le tettoje del cantiere di costruzione, perchè l’isolotto mal copriva il litorale contro i furori del largo, e nelle gran tempeste le onde venivano a battere direttamente il piede della muraglia granitica.

Ma per buona sorte questi timori non si avverarono. Il vento soffiava da sud-est, ed in tali condizioni la spiaggia del Palazzo di Granito si trovava interamente coperta dalla punta del Rottame.

Pencroff ed Ayrton, i due più zelanti costruttori del nuovo bastimento, proseguirono i lavori per quanto poterono. Non erano già uomini da darsi pensiero del vento, che scompigliava loro i capelli, nè della pioggia che li bagnava fino alle ossa; e un colpo di martello fa il fatto suo tanto nel brutto tempo quanto nel bello. Ma quando un freddo vivissimo succedette a questo periodo di umidità, il legname, le cui fibre