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Top e Jup dovevano anch’essi far parte della spedizione. L’abitazione era difesa di per sè.

II 14 febbrajo, vigilia della partenza, era una domenica, e fu tutta dedicata al riposo e santificata colle azioni di grazia, che i coloni rivolsero al Creatore. Harbert, interamente guarito, ma tuttavia un po’ debole, doveva avere un posto riserbato sul carro.

Il domani, all’alba, Cyrus Smith prese le precauzioni necessarie per porre il Palazzo di Granito al sicuro d’ogni invasione. Le scale che servivano una volta all’ascensione furono portate ai Camini e sepolte nella sabbia, in guisa da servire pel ritorno, giacchè fu smontato il tamburo dell’ascensore e più nulla rimase dell’apparecchio. Pencroff stette ultimo nel Palazzo di Granito per questa bisogna e ridiscese con una corda, un capo della quale era trattenuto al basso e che, tirata giù, non lasciò più sussistere comunicazione di sorta fra il greto ed il pianerottolo superiore.

Il tempo era magnifico.

— Farà caldo oggi! disse allegramente il reporter.

– Oibò! dottor Spilett, rispose Pencroff, cammineremo all’ombra degli alberi, e non vedremo nemmeno il sole.

— In cammino! disse l’ingegnere.

Il carro aspettava sulla spiaggia dinanzi ai Camini. Il reporter aveva voluto che Harbert vi si accomodasse, almeno nelle prime ore del viaggio, ed il giovane dovette assoggettarsi alle prescrizioni del suo, medico.

Nab si pose a capo degli onaggas. Cyrus Smith, il reporter ed il marinajo procedevano innanzi; Top sgambettava allegramente; Harbert aveva offerto un posto a Jup nel suo veicolo, e costui aveva accettato senza complimenti. Il momento della partenza era giunto e il drappello prese le mosse.