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gli tornavano a vista d’occhio, tanto era salda la sua costituzione. Aveva allora diciotto anni, era alto di statura e prometteva di diventare un uomo di nobile e bell’aspetto. Quind’innanzi la sua convalescenza, sebbene richiedesse ancora qualche cura – e il dottor Spilett si mostrava severissimo – procedeva regolarmente.

Verso la fine del mese Harbert percorreva già l’altipiano di Lunga Vista ed il greto. Alcuni bagni di mare, fatti in compagnia di Nab e Pencroff, gli fecero un gran bene. Cyrus Smith credette di poter già indicare il giorno della partenza, che fu fissata al 15 di febbrajo. Le notti, chiarissime in quel tempo dell’anno, dovevano esser propizie per le ricerche che si trattava di fare nell’isola.

Furono dunque incominciati i preparativi richiesti per l’esplorazione, preparativi importanti, perchè i coloni avevano fatto voto di non tornare al Palazzo di Granito innanzi di aver raggiunto il loro doppio scopo: da una parte distruggere i deportati e ritrovare Ayrton, se ancora viveva; dall’altra, scoprire colui che presiedeva con tanta efficacia ai destini della colonia.

Dell’isola Lincoln, i coloni conoscevano a fondo tutta la costa orientale, dal capo Artiglio fino al capo Mandibola. I vasti maresi delle Tadorne, i dintorni del lago Grant, i boschi del Jacamar compresi fra la via del ricinto e la Grazia, i corsi della Grazia ed il rivo Rosso, ed infine i contrafforti del monte Franklin, ai quali era addossato il ricinto.

Avevano essi esplorato, ma in modo imperfetto, il vasto litorale della baja Washington, dal capo Artiglio fino al promontorio del Rettile, il lembo boscoso ed acquitrinoso della costa ovest, e quelle dune interminabili che finivano nella gola aperta del golfo del Pesce-cane.

Ma non avevano ancora riconosciuto menomamente