Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/228


— Può essere infatti, rispose l’ingegnere, il quale rimase pensoso.

Ecco adunque una speranza che sorrideva ai compagni di Ayrton. In fatti avevano essi dovuto credere che, sorpreso al ricinto, Ayrton fosse caduto sotto qualche palla, al pari di Harbert; ma se i deportati non l’avevano ucciso a bella prima, se l’avevano trascinato vivo in qualche altra parte dell’isola, si poteva ammettere che fosse ancora loro prigioniero.

Fors’anco alcuni di essi avevano ritrovato in Ayrton un antico compagno d’Australia, il Ben Joyce, il capo dei deportati evasi, e chissà se non avessero concepito la speranza impossibile di riguadagnarlo alla propria causa pensando che, pur di farne un traditore, potrebbe loro tornar utile?

Quest’incidente fu adunque interpretato favorevolmente, e non parve più impossibile che si avesse a ritrovare Ayrton.

Dal canto suo, se era soltanto prigioniero, Ayrton farebbe di tutto, senza dubbio, per fuggir di mano ai banditi e divenire un potente ausiliario dei coloni.

— Ad ogni modo, fece osservare Gedeone Spilett, se per fortuna Ayrton riesce a salvarsi, gli è al Palazzo di Granito che andrà direttamente, perchè non conosce il tentativo d’assassinio di cui Harbert fu vittima, e per conseguenza non può credere che noi siamo imprigionati al ricinto.

— Ah! vorrei che ci fosse al Palazzo di Granito, esclamò Pencroff, e che ci fossimo anche noi! perchè infine se i furfanti non possono tentar nulla contro la nostra casa, possono pero saccheggiar l’altipiano, le piantagioni, il cortile.

Pencroff era divenuto un vero fittajuolo, e gli stavano a cuore i suoi raccolti; ma bisogna dire che Harbert era più di tutti impaziente di tornare al Palazzo di Granito, perchè egli sapeva quanto la pre-