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— Top! disse allora l’ingegnere accarezzando l’animale, Nab! Top! Nab! va, va!

Top diè un balzo a queste parole. Comprendeva, indovinava quanto si voleva da lui; la via del Palazzo gli era famigliare. In meno di mezz’ora poteva averla percorsa ed era permesso sperare che là dove nè Cyrus nè il reporter avrebbero potuto arrischiarsi senza pericolo, Top, correndo in mezzo alle erbe sotto i boschi potesse passare inavvertito.

L’ingegnere andd alla porta del ricinto ed aprì uno dei battenti.

— Nab! Top! Nab! ripetè ancora una volta l’ingegnere stendendo la mano verso il Palazzo di Granito.

Top si slanciò fuori e sparve quasi subito.

— Arriverà? disse il reporter.

— Sì, e tornerà il fedele animale!

— Che ora è? domandò Gedeone Spilett.

— Sono le dieci.

— Fra un’ora può essere qui; ne spieremo il ritorno.

La porta del ricinto fu chiusa. L’ingegnere ed il reporter rientrarono nell’abitazione. Harbert era allora profondamente assopito. Pencroff gli manteneva le compresse in uno stato permanente di umidità. Gedeone Spilett, vedendo che non vi era allora nulla da fare, s’accinse a preparare un po’ di cibo, pur sorvegliando con cura la parte del ricinto addossata al contrafforte, per la quale poteva avvenire un’aggressione.

I coloni aspettarono il ritorno di Top non senza ansietà. Un po’ prima delle undici, Cyrus Smith ed il reporter colla carabina in mano stavano dietro l’uscio, pronti ad aprirlo al primo latrato del cane, perchè non dubitavano che se Top avesse potuto giungere felicemente al Palazzo di Granito, Nab l’avrebbe subito rimandato.

Erano entrambi là da dieci minuti circa, quando s’udì uno sparo seguito subito da latrati ripetuti.