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S’immagini adunque l’orribile inquietudine che s’impadroniva di Cyrus Smith e dei suoi compagni.

Finalmente, verso le dodici e mezza, una piroga portante due uomini s’accostò al greto.

Era Ayrton leggermente ferito alla spalla, e Pencroff sano e salvo che i loro amici ricevettero a braccia aperte. Subito tutti si rifugiarono nei Camini; colà Ayrton narro quanto era accaduto e non nascose il suo disegno di far saltare in aria il brik, che aveva tentato di mettere in esecuzione.

Tutte le mani strinsero quella di Ayrton, il quale non dissimulò quanto la situazione fosse grave, poichè i pirati erano avvisati, sapevano l’isola abitata e non discenderebbero se non armati, ed in buon numero, per nulla rispettare, per non usare alcuna pietà se mai i coloni avessero a cadere nelle loro mani.

— Ebbene, sapremo morire, disse il reporter.

— Rientriamo e vegliamo, rispose l’ingegnere.

— Abbiamo noi qualche speranza di cavarcela, signor Cyrus? domandò il marinajo.

— Sì, Pencroff.

— Eh! sei contro cinquanta!

— Sì, sei! senza contare...

— Chi mai?

Cyrus non rispose, ma mostrò il cielo colla mano.


CAPITOLO III.


La nebbia — Disposizioni dell’ingegnere — Tre posti — Ayrton e Pencroff — Il primo canotto — Altre due scialuppe — Sull’isolotto — Sei deportati a terra — Il brik leva l’ancora — I projettili dello Speedy — Situazione disperata — Scioglimento inatteso.

Passo la notte senza incidenti; i coloni si erano tenuti pronti e non avevano abbandonato il posto dei Camini.

I pirati dal canto loro non sembravano aver fatto