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8 capitolo xi.

vava nel marinajo una bizzarra ostinazione nel voler compiere questo viaggio; ostinazione di cui forse non si dava egli stesso ragione.

— Perchè infine, gli disse un giorno l’ingegnere, vi farò osservare, amico mio, che dopo aver detto tanto bene dell’isola Lincoln, dopo d’aver tante volte manifestato il rammarico che provereste se bisognasse abbandonarla, siete ora il primo a volerla lasciare.

— Lasciarla per qualche giorno soltanto, rispose Pencroff, per qualche giorno soltanto, signor Cyrus; il tempo d’andare e venire, di vedere che cosa è quest’isolotto.

— Non può valere quanto l’isola Lincoln!

— Ne son sicuro.

— E allora perchè avventurarvi?

— Per sapere che cosa accade nell’isola Tabor.

— Che volete che accada? Non può accadervi nulla.

— Chissà!

— E se siete colto da qualche uragano?

Questo non è a temere nella bella stagione, rispose Pencroff; ma siccome bisogna preveder tutto, vi domanderò il permesso di non condur meco che Harbert.

— Pencroff, disse l’ingegnere mettendo la mano sulla spalla del marinajo, se accadesse disgrazia a voi ed a questo fanciullo, di cui la sorte ha fatto il nostro figlio, credete che potremmo consolarcene mai?

— Signor Cyrus, rispose Pencroff con una fede incrollabile, non vi daremo questo dolore, e poi riparleremo del viaggio quando sarà venuto il tempo di farlo. Immagino che vedendo il nostro battello ben attrezzato, ben accastellato, star benissimo in mare, dopo aver fatto il giro dell’isola nostra — perchè lo faremo insieme — immagino che non esiterete più a lasciarmi partire. Non vi nascondo che sarà un capo lavoro il nostro battello.