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— Tiriamo innanzi. Avete voi compreso, amici, come mai si trovasse quel grano di giombo nel corpo del pecari, e come quella cassa sia arenata così felicemente senza che rimanesse alcuna traccia di naufragio, e come abbiamo incontrato così a tempo la bottiglia contenente il documento, nella nostra prima escursione in mare; e come il nostro canotto, avendo rotto l’ormeggio, sia venuto a raggiungerci per la corrente della Grazia proprio allora che ne avevamo bisogno; e come, dopo l’invasione delle scimmie, la scala sia stata gettata così opportunamente dalle finestre del Palazzo di Granito; e come infine il documento, che Ayrton pretende di non aver mai scritto, sia caduto fra le nostre mani?

Cyrus Smith aveva enumerato, senza dimenticarne alcuno, i fatti bizzarri avvenuti nell’isola. Harbert, Pencroff e Nab si guardarono in volto senza saper che rispondere, poichè la successione di questi incidenti, così raggruppati per la prima volta, li maravigliò estremamente.

— In fede mia, disse alla fine Pencroff, avete ragione, signor Cyrus, ed è difficile spiegar queste cose.

— Ebbene, amici miei, soggiunse l’ingegnere, un ultimo fatto è venuto ad aggiungersi a questi, e non meno incomprensibile.

— Quale, signor Cyrus? domandò vivamente Harbert.

— Quando siete tornato dall’isola Tabor, Pencroff, voi dite che vi è apparso un fuoco sull’isola Lincoln?

— Certamente, rispose il marinajo.

— E siete certo d’averlo visto questo fuoco?

— Come vedo voi.

— Anche tu, Harbert?

— Ah! signor Cyrus, quel fuoco brillava come una stella di prima grandezza.

— E non era poi davvero una stella? insistè l’ingegnere.

— No, rispose Pencroft, perchè il cielo era coperto