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CAPITOLO XX.


La notte in mare — Il golfo del Pesce-cane — Confidenze — Preparativi per l'inverno — Precocità della brutta stagione — Gran freddi — Lavori all’interno — Dopo sei mesi — Un’impronta fotografica — Incidente inaspettato.

Le cose andarono come Pencroff aveva preveduto, giacchè i suoi presentimenti non potevano ingannarlo. Il vento divenne impetuoso ed acquistò una velocità di oltre cento chilometri all’ora; un bastimento in alto mare avrebbe preso tutti i terzaruoli ed avrebbe calato i pappafichi. Ora, siccome erano circa le sei quando il Bonaventura fu in faccia al golfo, ed in questo momento si faceva sentire il riflusso, fu impossibile entrarvi. Bisognò dunque stare al largo, poichè se anco lo avesse voluto, Pencroff non avrebbe nemmeno potuto giungere ala foce della Grazia; perciò egli, dopo aver adattato il flocco all’albero maestro a guisa di trinchettina, aspettò volgendo la prua a terra.

Per buona fortuna, se il vento fu impetuoso, il mare, coperto dalla costa, non si fe’ molto brutto.

Non si ebbero dunque a temere i colpi delle onde, che sono un gran pericolo per i piccoli battelli. Senza dubbio il Bonaventura non si sarebbe capovolto, perchè era ben zavorrato; ma cavalloni enormi, percotendolo, avrebbero potuto danneggiarlo, se i boccaporti non avessero resistito; e Pencroff, da abile marinajo, provvide a tutto. Certo egli aveva una gran fiducia nel proprio battello, ma nondimeno aspetto il giorno con una certa ansietà.

Durante quella notte, Cyrus Smith e Gedeone Spilett non ebbero occasione di discorrere insieme, ep-