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Il marinajo ed il giovinetto, cacciandosi fra le erbe, giunsero al piede d’un albero i cui bassi rami erano coperti di uccelletti. Quei curucù aspettavano al passaggio gl’insetti che servono loro di nutrimento, e si vedevano colle zampe pennute serrar forte i ramoscelli che servivano loro di sostegno.

I cacciatori si raddrizzarono allora e, maneggiando i bastoni a guisa di falci, atterrarono file intere di quei curucù, che non pensavano a volarsene via e si lasciavano uccidere stupidamente; ve n’era un centinajo per terra quando gli altri si risolvettero a fuggire.

— Bene, disse Pencroff, ecco una selvaggina che par fatta a posta per i cacciatori simili a noi; si lascerebbe pigliar colle mani.

Il marinajo infilò i curucù a guisa di allodole per mezzo d’una bacchetta flessibile, e continuò l’esplorazione. Si potè osservare che il corso d’acqua s’incurvava lievemente in guisa da fare un gomito verso il sud, ma quella giravolta non pareva si prolungasse, poichè il fiume doveva aver la sua sorgente nella montagna ed essere alimentato dalla fusione delle nevi che tappezzavano i fianchi del cono centrale.

L’oggetto principale di codesta escursione era, come si sa, di procurare agli ospiti dei Camini la maggior quantità possibile di selvaggina. Non si poteva dire che finora lo scopo fosse raggiunto, epperò il marinajo proseguiva alacremente le ricerche e si arrabbiava quando qualche animale, cui non aveva nemmanco il tempo di riconoscere, fuggiva fra le alte erbe. Avesse egli avuto almeno il cane Top! Ma Top era scomparso allo stesso tempo del suo padrone e probabilmente era perito con lui.

Verso le tre dopo il mezzodì, nuove frotte di uccelli furono intravvedute attraverso certi alberi, specialmente ginepri, di cui beccavano le bacche aromatiche. D’un tratto echeggiò nella foresta un vero suono di tromba. Le bizzarre e sonore fanfare erano