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i naufraghi dell’aria 15

egli s’era battuto a Paducah, a Belmont, a Pittsburg-Landing, all’assedio di Corinth, a Port-Gibson, alla Riviera Nera, a Chattanoga, a Wilderness, sul Potomac, da per tutto ed eroicamente, da soldato degno del generale che rispondeva: «Io non conto mai i miei morti!»

E cento volte Cyrus Smith avrebbe dovuto essere nel numero che il terribile Grant non contava; ma in quei combattimenti, dove certo egli non si risparmiava, la fortuna lo favorì sempre, fino al momento in cui, ferito, fu fatto prigioniero sul campo di battaglia di Richmond.

Insieme con Cyrus Smith, ed il medesimo giorno, un altro personaggio importante cadeva in potere dei suddisti, ed era nullameno che l’onorevole Gedeone Spilett, reporter del New-York Herald, incaricato di seguire le peripezie della guerra in mezzo alle armate del nord.

Gedeone Spilett era della razza di quei meravigliosi cronisti inglesi ed americani, Stanley ed altri, che non danno indietro per checchessia pur di ottenere un’informazione esatta e di trasmetterla al loro giornale nel più breve termine. I giornali dell’Unione della fatta del New-York Herald sono vere potenze, ed i loro delegati sono rappresentanti sui quali si fa assegnamento. Gedeone Spilett era in prima schiera di cotesti delegati.

Uomo di gran merito, energico, pronto a tutto, pieno di idee, che avea corso il mondo intero, soldato ed artista, caldo nel consiglio, risoluto nell’azione, noncurante nè di fatiche, nè di pericoli, quando si trattava di sapere, per conto suo dapprima e per il suo giornale di poi, vero eroe della curiosità, dell’informazione, dell’inedito, dell’incognito, dell’impossibile, era uno di quegli intrepidi osservatori che scrivono sotto i fuochi di fila e dettano cronache sotto le palle di cannone, e per li quali ogni pericolo