Pagina:Verginia.djvu/105


51

     Consuli, Regi, Augusti, d’honor carchi,
     Dittator, Decemvir, Tribuni e Patri
     Tutto è converso in cenere, & ruine,
     Ma sol la pena mia è senza fine.

Qual huom che dorme che nel corpo ha pace,
     Et sognando ha gran doglia ne la mente,
     O qual nudo che mezzo in acqua giace,
     Et mezzo resta preda al sole ardente,
     Tal io mirando te donna fallace,
     In un tratto mi fo lieto & dolente,
     Lieto è el volto a vederti. & l’alma more,
     Perche gliocchi contento, & non il core.

Romper hora, per hora el sacramento,
     È un tenere el ciel sotto ogni piede,
     Prometter molto con attener lento,
     E un guidar a morte chi ti crede;
     Però non ti mutar qual foglia al vento,
     Che nulla resta a chi perde la fede,
     Non mi dir sempre un sì, che non vien mai,
     Di sempre un no, che men m’offenderai:

Se cerchi insanguinar le tue dure armi,
     Farotti scudo di mie membra ignude,
     Et se pensi per esca al foco darmi,
     Giacerò in mezzo de le fiamme crude,
     Ma se pietosa vuoi beato farmi,
     Dei contentare el cor che in me si chiude


G      3