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il bell’armando. 249

non c’era, avendo sempre qualche cosa da dirgli sottovoce, prima che il Bulo si mettesse in viaggio. Nel medesimo tempo faceva l’asino alla comare, s’irritava alla resistenza di lei, abituato a fare il gallo della Checca, sempre vestito come un figurino, coi capelli arricciati e lucenti. Le portava dei vasetti di pomata, delle boccette di profumeria. Ella ribatteva che suo marito non se lo meritava. — Era stato tanto buono con lei! — Il Crippa, che certe storie non le capiva, badava a ripetere: — Or bene, giacchè vostro marito ha chiuso gli occhi una prima volta.... —

Fu un giorno che il marito tardava a venire; e il Crippa la colse nella stanza di sopra, col pretesto di cercare un pacchettino che il compare gli aveva scritto di mandargli. La Lena, china sul cassetto del mobile, cercava insieme a lui, col seno gonfio, quando il bell’Armando tutt’a un tratto l’afferrò per fianchi, e le accoccò un bacio alla nuca.

— No! no! — balbettava essa tutta tre-