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— Parlo di quell’importuno che sta a farci la spia da mane a sera; che non ci lascia un’ora di pace... e che credo, in fede mia, sia pazzo di voi...

La contessa alzò le spalle con un moto sprezzante d’indifferenza; indi mormorò sbadatamente, colla sua voce più bella e più calma, e colla più completa noncuranza, lasciando il verone:

— E che ci ho da fare io se quest’uomo e pazzo?...

Pietro si alzò, lento, come se le gambe gli si piegassero sotto; sentendo agghiacciarglisi il sudore sulla fronte; coi denti sbattentisi di convulsione.

Di giorno il conte sarebbe rimasto atterrito dal pallore e dall’alterazione dei lineamenti di lui, e dal sinistro splendore dei suoi occhi ardenti.

Egli rimase un momento immobile, annichilato, come se quella bellissima voce di donna avesse di un sol colpo reciso i muscoli più vitali del suo cuore. Il solo rumore che si udiva era quello dei suoi denti che battevano gli uni contro gli altri.

— Questa donna ha ragione! — mormorò