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primavera 79


Ella era rimasta ritta accanto all’uscio, col suo ombrellino fra le mani, come se aspettasse ancora qualcheduno, guardando qua e là i grandi avvisi incollati alle pareti, e i viaggiatori che andavano dallo sportello dei biglietti alle sale d’aspetto; li accompagnava con quello stesso sguardo imbalordito dentro la sala, e poi tornava a guardare gli altri che giungevano.

Infine, dopo dieci minuti di quell’agonia, suonò la campana, e s’udì il fischio della macchina. La ragazza strinse forte il suo ombrellino, e se ne andò lenta lenta, barcollando un poco; fuori della stazione si mise a sedere su di un banco di pietra.

— Addio! tu che te ne vai, tu con cui il mio cuore ha vissuto! Addio tu che sei andato prima di lui! Addio tu che verrai dopo di lui, e te ne andrai come lui se n’è andato, addio! — Povera ragazza!

E tu, povero grande artista da birreria, va a strascinare la tua catena; va a vestirti