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dare del denaro che era divorato prima ancora che arrivasse. Nella tranquilla mediocrità in cui era vissuto sino allora non aveva mai provato quelle angoscie acute in mezzo all’indifferenza esigente d’una grande città. Molte volte, nelle tetre ore di scoraggiamento, solo nella sua cameretta, coi gomiti sul tavolino e la testa fra le mani, pensava come un rifugio alla vasta campagna serena che si svolgeva di là della sua finestra di Altavilla, a quella pace inalterabile del paesello in cui i ferri di una cavalcatura e gli stivali dei contadini che risuonavano a rari intervalli sul selciato delle stradaccie, avevano qualcosa di noto e di amico. E gli venivano le lagrime agli occhi nel contemplare le fotografie de’ suoi parenti, messe in fila lungo il muro, neri e stecchiti nei loro abiti da festa, accanto al ritratto di Elena. Ormai quando arrivava in casa di don Liborio tutto gli pareva mutato come si sentiva mutato internamente. Donn’Anna sembrava covasse l’Elena cogli occhi, posava sulla figliuola certi sguardi lunghi e desolati quasi tutte le sue