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cevate ieri sera in casa Brancato? Non voglio che vi sdolciniate con quella sguaiata della Golano! — Nessuno dei miei amici deve andare in casa Azzari. Buona notte ora, che è tardi.

E tutto il paese, inquieto, geloso, spiava per turno le finestre, si attardava nelle piazze, dai vicini, trascurava gli affari proprii per veder chiaro nella cosa, mandava in visita le donne, corteggiava don Peppino, sperando che cascasse in alcuno dei trabocchetti che gli si tendevano con discorsi insidiosi, che mettevano da lontano al punto controverso interrogava ansioso il volto impenetrabile dello zio canonico, il lume della sua finestra che vegliava su quella di Elena nell’oscurità. Almeno quello era un uomo, aveva la bocca per non parlare, ma aveva pure degli occhi per vedere; non somigliava a quel marito che se n’era andato a dar sesto ai suoi affari di Napoli, senza accorgersi del malanno che gli cascava sul capo ad Altavilla. I più indulgenti dicevano che marito e moglie erano separati di fatto, da un pezzo, e serbavano le