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faccende domestiche. La vita li ripigliava, li distraeva, li separava, ognuno per la sua strada. Dopo pranzo la Barberina, la quale prima col ricordo soltanto del suo nome, faceva gonfiare gli occhi di lagrime, chiamava alcuni istanti di allegria schietta, di vera festa domestica, colla sua innocente serenità, colle sue monellerie da bambina viziata. Nelle carezze le fronti si spianavano, delle risate gioconde tornavano a risuonare nella vasta stanza piena di tante memorie tristi.

Elena godeva anch’essa di quei piaceri intimi, della gioia tranquilla, di quell’esistenza raccolta. Colla volubilità estrema della sua natura le pareva che fossero passati dei secoli dal tempo delle feste mondane. Provava una soddisfazione raffinata, un contrasto piccante, nell’evocare i sogni romanzeschi come cose lontane, nella fantastica contemplazione della natura, nell’azzurro del cielo, nel violetto delle montagne lontane, nella pace dell’ora silenziosa, nel cinguettìo volgare delle dame colle mani rosse che andavano a trovarla.

Verga. Il marito di Elena. 19