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in faccia. Però il marito, senza darle retta, s’era calcato il cappello in testa, e s’era rimesso a sedere col bastone fra le gambe, girando tristamente i pollici, e guardando intorno in quella stanza dove soleva passare le serate tranquille, giuocando a briscola con donn’Anna, seduto in mezzo alle figliuole, di cui l’una cercava le sciarade con Cesare, mentre l’altra ricamava al fianco del cugino Roberto, che doveva sempre sposarla da anni ed anni, e le contava i punti del canovaccio, cogli occhi fissi sulle mani di lei, senza dire una parola. A quel ricordo il genitore intenerito fissò gli occhi su di Camilla, e uscì a dire:

— Roberto sì che è un galantuomo!

Camilla sorpresa levò il capo, e guardò il padre un istante indecisa. Poscia non trovando che dire, tornò a chinare gli occhi sulla trina.

— Roberto non mi avrebbe fatto un tiro di quella fatta! seguitò don Liborio. Cesare non me l’avrebbe dovuto fare nemmen lui un