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E rideva schietta, ingenua, scoprendo i suoi piccoli denti bianchi e lucidi.

— Non vi faccio paura? le dissi ridendo.

— No!... No! rispose stringendomi la mano. Siete stato così buono verso di me!

Sembrò esitare qualche istante, e all’improvviso mi disse con vivacità:

— Ditemelo francamente: Voialtri non vi montate la testa da per voi quando pensate tante belle cose di una donna?

— No.

— Davvero?

— Davvero.

— Ah! com’è bello quello che avete scritto di me! esclamò battendo le mani con gioja infantile, m’ha fatto tanto piacere!

La sua vanità, era così sincera, così ingenua, direi ch’era quasi commovente. Abbandonava fra le mie le sue mani senza guanto, quella piccola mano affilata, tiepida, colla pelle fine come il raso.

— Che sciocca sono stata a farmi vedere da voi così brutta! soggiunse. Non me lo son mai perdonato! La colpa è mia. Vi ho letto in cuore