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z’ora suonava. Io tenevo gli occhi fissi su di Eva e tutt’a un tratto la vidi impallidire lievemente, chinarsi all’orecchio del conte, e dirgli qualche parola; questi sorrise e accennò negativamente; prese il bicchiere di lei, e lo riempì di sciampagna. Seguii la direzione degli occhi della donna, straordinariamente straordinariamente spalancati, e vidi Enrico, che si teneva sulla soglia, senza maschera, con certa faccia pallida di malaugurio che gli dava l’aspetto di un cadavere. Non so perchè — non conoscevo, direi, costui che da due ore — ma il cuore mi battè forte.

Infatti vi doveva essere veramente qualcosa di straordinario nel suo aspetto, poichè tutti lo guardarono in un certo modo come di sorpresa. Anche il conte si volse a guardarlo, vedendo che tutti lo guardavano, e sorrise.

— To’! ancora quell’originale!

Enrico gli si avvinò con tutta calma, e si tolse il berretto con comica serietà.

— Ti diverti? gli disse ridendo il conte per dire qualche cosa, giacchè quel saluto gli avea tirato addosso l’attenzione generale.