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Dopo alcuni giorni osservai in lei un cambiamento che mi avrebbe sorpreso se il mio cuore fosse stato più all’erta. Ella cantava per la camera, sembrava allegra, aveva comperato una veste di seta e degli stivalini nuovi coi suoi risparmi — faceva già dei risparmi! — aveva dei guanti, e si abbigliava con cura! Quell’aria di festa si era stesa anche sul mio focolare e sulla mia mensa — ed io ne godevo come un parassita!

Mi accadde due o tre volte di non trovarla in casa, e non le domandai dove fosse stata a passeggiare. Una sera trovai la chiave nella serratura. La camera era al buio. La chiamai e non rispose. Accesi il lume e vidi la camera vuota; sul camino, appoggiata allo specchio, e messa con cura in evidenza, c’era una lettera aperta; era per me — ecco che cosa lessi:

«Mio caro Enrico, tu non mi ami più, io non ti amo più nemmeno — e siamo pari. Te l’aveva predetto! Tu mi hai vista attizzare il fuoco, e far la calza, io ti ho visto stendere tranquillamente i colori sulle tue stupide fotografie, senza ispirazione e senza entusiasmo ecco perchè non ci