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— Dimmi cosa vuol dire.

— Vuol dire rottura....

La giovinetta non volle udir altro, e tornò sulla terrazza trepidante. Il cugino teneva in mano un ramoscello di vaniglia fiorita. — Vedi, le disse, io non son cattivo come te! — e le diede il fiore. Ella se lo mise in seno, e con grazioso e pudico ardimento, gli strappò dall’occhiello i fiori di gaggia, li buttò dalla terrazza e fuggì. Alberto la vide, attraverso i vetri, passeggiare al braccio della sua amica, le due giovinette discorrevano sottovoce, e sorridevano di tanto in tanto. Tutt’a un tratto Adele si volse verso il balcone, e baciò il flore che egli le avea dato. Al giovane sembrò che quei vetri s’irradiassero di luce.

Sentivasi attratto verso di lei dall’incantesimo più forte che avesse mai provato; ma ella sembrava evitarlo, lo guardava con certo imbarazzo, quand’egli si avvicinava a lei faceva istintivamente dei movimenti bruschi, come per fuggirsene, e rimaneva esitante, a guisa di uccello spaurito che batte le ali. Tutto ciò la rendeva così bella che Alberto ne era affascinato; in quel momento tutte le attrattive della vita, della gioventù e dell’amore erano per lui in quel pallido visino e sotto quel modesto vestito grigio che tremava come le foglie agitate dalla brezza. Velleda era lì presso, bionda, elegante, graziosa, con tutto il fruscío della sua seta, col profumo chinese del suo fazzoletto ricamato — egli se ne avvide.

— Adele, desidero parlarti, le disse con voce tre-