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cendo mille moine per attirarsi l’attenzione del bel biondo, che se ne stava rincantucciato all’altra estremità del canapè, con certo viso da far credere che fosse in collera colla signora Zucchi.

Uno dei vicini avea recato una gran notizia: si aspettava la contessa in villa Armandi — la bella contessa Emilia — dicevasi.

— Non dev’esser più giovanissima la bella contessa! disse l’elegante signora Zucchi.

— Tutta Firenze parla di lei, e più d’uno ha fatto delle pazzie....

— Grazie tante!.... rispose la Zucchi assettandosi virtuosamente sul canapè. Se non è che questo!....

Il signor Forlani tossì; Velleda suonò un accordo fragoroso che non era segnato sulla carta, ed Adele spalancò tanto d’occhi. Anche il notaio borbottò prudentemente: — Hum! hum! tutti i matti non sono all’ospedale!....

Velleda avea smesso di suonare; Gemmati stava a discorrere con lei sottovoce, ella l’ascoltava, sorridendo a fior di labbra qualche volta. Poi Gemmati s’era avvicinato all’Adele e s’era dato a parlar con lei. Alberto sentiva non so qual dispetto, ne sapeva egli stesso contro di chi, ma guardava di sottecchi la cugina che non si occupava di lui com’egli avrebbe voluto; infine si alzò, e andò a mettersi accanto alla signorina Manfredini. Costei levò gli occhi dalle fotografie, lo fissò con sicurezza da regina, si che dovette chinare gli occhi pel primo.