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I medesimi principj onde risulta non doversi mischiar molta lega nelle monete nobili, mostrano insieme che non conviene mischiare una picciola quantità d’argento a molto rame per formarne monete d’un metallo più nobile che il puro rame. Il rame in pasta consuma nella fusione il cinque per cento: la fusione medesima, a cagione della durezza del rame, ne è più dispendiosa che degli altri metalli. La spesa della monetazione relativamente al valore del metallo è enormemente maggiore nelle monete di rame che in quelle d’argento. Da tutti questi capi risulta che il valore del metallo, in confronto del valore totale della moneta, è di gran lunga minore nelle monete di rame, che nelle nobili. Questo male necessario non si dovrà accrescere con inutili e pregiudizievoli operazioni di Zecca. Ora ciò succede ogni qualvolta si fabbricano delle monete erose, in cui a una quantità di rame si frammischia una picciola quantità d’argento. La spesa della separazione dell’argento dal rame in queste tali monete ne assorbirebbe tutto il profitto, o almeno la maggior parte. Dunque l’argento frammischiato in queste monete è d’un valore tutto o quasi tutto perduto per gli usi fabrili. Dunque le monete erose fatte di simili composizioni contengono un valore metallico più


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