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le ultime corse 285


Dik, guardate di attaccare e rinforzare le catene. Ne abbiamo altre in serbo.

E noi, Walter, accendiamo la stufa e sgeliamoci le membra che ne hanno proprio bisogno dopo tanto freddo.

— E prepariamoci un pranzetto più o meno luculliano per riscaldare anche le nostre budella, signor Gastone, — rispose lo studente. — Corpo di tutti i fulmini di Giove!... La carne dell’orso mi scendeva nello stomaco come pezzi di ghiaccio.

— Lascio a voi preparare la minuta, signor ghiottone.

— E vedrete che fagiolata fumante vi preparerò io!... Me l’ha insegnata la mia povera mamma, e come le faceva eccellenti!... —

Il bravo e sempre allegro giovanotto balzò nella vettura per accendere la stufa prima di tutto, mentre il canadese e Dik si occupavano dell’allacciamento delle catene che si erano spezzate durante quella corsa disperata attraverso al pak.

Un’ora dopo i tre esploratori si trovavano riuniti intorno alla stufa, dinanzi ad un pranzetto sapientemente preparato dallo studente.

Avevano proprio bisogno di un po’ di calore esterno e sopratutto interno dopo due giorni passati quasi a digiuno fra una temperatura oscillante fra i 42° ed i 45° sotto lo zero.

Quantunque avessero desiderato riposarsi alcune ore sui loro lettucci, il timore che le terribili pressioni potessero ancora sorprenderli li decise a riprendere senz’altro il viaggio.

Lasciarono molto a malincuore quel tiepido ambiente, allietato dal russare dolcissimo della stufa, e ripresero il loro posto nella vettura non senza aver prima rifornito il serbatoio della benzina.

Con una volata rapidissima riguadagnarono l’isola di Devon e dopo una breve fermata per fare il punto, alle tre pomeridiane tagliavano il 75° parallelo.