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242 capitolo xix.


Se il canadese aveva dato ordine a Dik di fermare prontamente l’automobile, aveva avute le sue buone ragioni.

I buoi muschiati, al contrario dei bisonti americani che si lasciano massacrare senza quasi mai rivoltarsi, sono ombrosi come i bufali indiani, e se si credono minacciati caricano con furia irresistibile, a testa bassa, presentando le loro formidabili corna. Guai a chi ha la sventura di trovarsi sulla loro corsa!... Viene scaraventato in aria e poi finito a colpi di zoccolo.

La schiera che si avanzava sul golfo e che proveniva probabilmente dalla Terra di Baffin in cerca d’un rifugio migliore, si componeva di due dozzine d’animali, tutti adulti, senza piccini fra di loro.

Probabilmente erano tutti maschi, a giudicarne anche dallo sviluppo delle corna.

— Signor Gastone, — disse lo studente, il quale aveva già preso il suo mauser. — Lascieremo noi andarsene in pace quella splendida selvaggina che io non ho mai assaggiata, senza consumare una mezza dozzina di palle?

— Sono troppi, mio caro Walter, — rispose il canadese. — Voi ignorate la forza che posseggono quegli animali.

Una volta preso lo slancio non si arrestano più, e sarebbero capaci di guastare seriamente il nostro treno. È vero, Dik?

— Sono infatti terribili, — rispose l’ex-baleniere, il quale aveva accesa tranquillamente la sua pipa.

— Se provassimo, signor Gastone? — insistette lo studente. — Non sono che a quattrocento metri e siamo abili cacciatori.

Il canadese, che sapeva di che cosa fossero capaci quei bestioni, non meno terribili degli orsi bianchi, esitava, poi finalmente la passione del cacciatore lo vinse.

— Sì, disse. — Venire al Polo per non provare le forti emozioni della caccia sarebbe una sciocchezza.