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battaglia in mezzo alle nevi 169


— Allora fatemi il piacere di lasciare il vostro osservatorio, di gettarvi abbasso e di togliere quella maledetta sbarra esterna.

— Corpo di Giove!... — esclamò lo studente. — E tutto questo non vi è venuto in testa prima!... Decisamente il gran freddo deve intorpidire il cervello.

— L’aveva detto anche Franklin, il grande ammiraglio della spedizione polare dell’Erebus e del Terror.

— Ci credo. Che bestia che sono!... Sono fuori e lascio voi prigioniero!... Ah!... Signori esquimesi, ora l’avrete da fare con noi. Imbottiremo le loro pelli oleose di buon piombo. —

Balzare in mezzo alla neve, togliere la sbarra e presentarsi al canadese fu l’affare di pochi momenti.

— Eccoci nuovamente riuniti, signor Gastone, — disse. — Che brutta sorpresa per gli eschimesi quando ci troveranno liberi, pronti a caricarli.

— Andiamo a fare un giro intorno all’automobile, — disse il canadese. — Guai a loro se ce l’hanno guastata.

— Incendieremo il loro villaggio, — disse lo studente, con voce minacciosa.

— Sì, con questa neve!...

— Sono una vera bestia, signor Gastone.

— Credevate di trovarvi, non ostante questo freddo che fa soffiare sulle dita, in mezzo a qualche villaggio africano formato di capanne di paglia. —

Raggiunsero l’automobile affondata nella neve fino allo chassis e procedettero ad una rapida visita, avendo portato con loro una lampada.

— Nulla mi pare che sia stato toccato, — disse il canadese. — Avevo avuto qualche timore pel volante, mentre vedo che funziona bene. Si direbbe che non c’è stata nessuna lotta fra Dik e gli esquimesi, poichè tutto è in ordine.