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che si dovesse in qualche parte abbandonare l’itinerario di Mathews.

Indi è che, oltrepassato il ghiacciaio e giunti ai piedi di una delle tante pareti di che si forma il seno, in cui eravamo, spedii innanzi la più esperta delle nostre guide, il Gertoux, a riconoscere la via, onde non esporre la comitiva ed avviarsi per qualche cattivo passaggio che non si riescisse a superare.

Il Gertoux, la cui arditezza, fermezza di piede e robustezza di braccio è veramente ammirabile, non era meno di noi animato per riescire nell’impresa, ed appena il lasciai andare, si slanciò sovra quelle orride scogliere collo stesso impeto di un cavallo generoso cui si affaccia una salita. Dopo tre quarti d’ora era di ritorno affermando di aver trovato vie accessibili, che ci avrebbero, se non altro, condotti a grande altezza, ed animosi cominciammo ad arrampicarci per gli scogli. Tra l’opera dei piedi e delle mani, tra l’aiuto che qualche volta si riceveva da chi era avanti e da chi stava dietro, si andava su per balze, che veramente si sarebbero dette inaccessibili e fra cui un uomo difficilmente si avventurerebbe solo.

Si ascendeva talora sopra grossi frammenti sciolti, i quali erano assai pericolosi per la