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pendìo, che ci era agevole e piacevole il superare, ma pervenuti appiè di un’alta parete e ripiegatici a destra verso la costola sud-est, trovammo siffatta pendenza, che i nostri piedi non armati di grappe non ci potevano più reggere sulla neve, la cui superficie era affatto indurita e gelata. Forza fu adunque ricorrere all’accetta ed aprire in tal guisa molte centinaia di gradini. Lavoro che ci fece perdere un tempo grandissimo, imperocchè la comitiva non poteva avanzare di un passo se non dopo che la prima guida aveva scavato un nuovo gradino nel ghiaccio. Ed avrai agevolmente idea del fastidio dell’operazione apprendendo, che tra i gradini scavati in questo ghiacciaio e quelli aperti nei lembi di neve, che incontrammo più in su, si giunse a farne poco meno di un migliaio.

Il ghiacciaio in questione aveva nella sua parte superiore una pendenza di oltre 30° e percorrendolo incontrammo frequenti pedate di camosci, sapevamo esserne stato visto un branco nella settimana precedente; dopo la scomparsa dei cinghiali di Virgilio, sono essi gli animali più peregrini del Monviso.

La grande copia di neve caduta in questo anno, e che era tuttora rimasta in quasi tutti i solchi della montagna, ci lasciava presumere,