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prefazione. 9

conda, con la virtù di Teresa, con le note dolcissime dell’arpa alla quale sposava la sua voce, cantando alcune strofe della Saffo tradotte da lui stesso, e trovandola seduta nel suo gabinetto su quella sedia stessa, su cui l’aveva vista il primo giorno che entrò in casa sua. In questo tratto rifulge tutta la finezza dell’arte greca. E il carattere di Teresa quanto non è più amabile di quello di Carlotta? Quanta pietà non desta il suo stato, condannata com’è, per filiale ubbidienza, a fare un olocausto del suo cuore? La madre sua che vive lontana da lei e dal marito, perchè non le regge il cuore di vedere sacrificata la figlia a un uomo che non ama, non dispone l’animo del lettore a compiangere Teresa quand’anche venisse a mancare a’ suoi doveri di sposa? Niente di tutto ciò in Carlotta, che s’impalma con Alberto, l’oggetto del suo cuore, e poi si lascia sedurre da Werther, che è ben lungi dall’avere le sublimi qualità di Jacopo. Se a ciò si aggiunga lo stile sempre acceso e splendido come il sole della Grecia e dell’Italia, e le descrizioni vere e pittoresche, ora di un sereno mattino, ora di una placida sera e quando d’una burrasca terribile, si vedrà che anche in questa parte il poeta italiano va innanzi al tedesco. Alla lettura del romanzo del Goethe quale ammaestramento si ricava? Assolutamente nessuno, perchè né l’amore che conduce al suicidio, né il suicidio stesso sono cose che possano recare alcun vantaggio morale. Il romanzo invece del Foscolo inspira quasi ad ogni pagina il più puro, il più ardente amore di patria; ti mette in guardia contro le blandizie dei principi; ti smaschera i falsi amici che ad ogni ora ti profferiscono la borsa e il cuore; ma poi, quando viene il momento di valertene, ti fuggono come un appestato. «Sepolture! bei marmi e pomposi epitaffi; ma se tu gli schiudi, vi trovi vermi e fetore.» In materia religiosa Jacopo è continuamente travagliato dal dubbio. Or pare che creda in un Dio rimuneratore del giusto, ed ora che l’uomo non sia che materia soggetta a trasformarsi in mille guise quaggiù. È l’uomo onesto e sapiente che rispetta il sublime valore della ragione, e che non sapendo spiegare tanti perchè contraddicentisi, vive nel dubbio, ma intanto opera il bene. È uno scettico, è un ateo, è un arrabbiato!... E di quanti altri titoli nol regalarono, perchè parlò sempre schietta-