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giura in tutto d’un pivolo di scala alla lunghezza d’un braccio, e taluno si fà alato in una delle estremità con penne di gufo, e con vinchi di vinalba in giro ritorti, con cui scagliato dall’alto della vedetta sopra gl’augelli ò poggiati nel tondo del Roccolo, ò in atto di poggiarvisi, l’Uccellatore gli abbassa, e gli caccia a ratto volo nella rete.

La larghezza poi d’entrambi questi cerchj si può formare più, e meno spaziosa nella loro circonferenza più, e meno capace a tenore del genio, e dell’idea, ed a conformità del sito. L’ordinario circuito però è di quaranta in cinquanta, o sessanta cavezzi, ciascuno de quali porta la misura di cinque braccia. Si nota pure, che per la semplice uccellagione de piccoli uccelli è più adatto quel Roccolo, che è di minore circuito, e di piante più raro; e per l’uccellagione semplice de Tordi è più adatto quello, che è più largo di circonferenza, e d’alberi più denso, e frondoso; e per l’uccellagione poi de gl’augelli grossi, e piccoli insieme debbe essere il Roccolo, che si chiama bastardo, di mezzana figura piantato, il cui tondo non sia nè con troppa rarità, nè con troppa spessitudine di piante, e fronde; avvertendo, che un Roccolo per Tordi sia solo dilatato tanto, che lo sborratore gettato arrivi compiutamente ad ogni parte del cerchio.

Nello spazzo di detto cerchio, ò sia nel ventre del Tondo, detto l’imboscatura, si piantano alquanti arbuscelli di


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