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quarto comitato di governo in Sicilia» la data del 12 febbraio 1848 e può presumersi che nou fosse ignoto al Troya, se non quando scrisse il primo articolo, almeno in seguito, dato il carattere di propaganda dell’opuscolo; certo al Troya ignota non poteva essere la corrente di opinioni di cui il Ventura si rendeva interprete. Nel titolo stesso del primo paragrafo è enunciata la tesi che il Ventura sostiene: Antico dritto della Sicilia ad avere una costituzione sua propria; poiché il programma suo è che nella lega degli stati italiani che si costituirá, la Sicilia debba entrare come parte a sé; mentre a Napoli «si vorrebbe spogliare definitivamente quell’isola di un regime suo proprio, di un suo particolare parlamento, e ritenerla nella dura ed umiliante condizione cui è stata da trentadue anni ridotta per una misura tanto dispotica quanto insensata: giacché la Sicilia non si rassegnerá mai ad essere nulla piú che una baronia, un feudo del ministero napolitano». Rievoca il Ventura la storia siciliana rifacendosi da re Ruggero, per affermare che con l’abolizione della costituzione del 1812, abolizione fattasi per «semplice decreto» che dichiarava «senz’ai tra forma, senz’alcuna ragione, Napoli e Sicilia unico regno», la stessa sovranitá che della Sicilia «avea giurata due volte la indipendenza e la libertá... questa sovranitá imprudente stracciò essa stessa lo strumento della legittimitá dei propri dritti sulla Sicilia: giacché la dinastia di Borbone», affermava il Ventura, «in Sicilia non regna se non in forza della costituzione sicula, e del voto libero ed espresso della nazione». Concludendo, però, egli sembra mostrarsi piú conciliante, di quel che a tutta prima farebbero credere certe sue premesse; egli dice che poiché la Sicilia è abbastanza forte per formare un popolo a parte, ma non per formare uno stato assolutamente indipendente, deve dipendere dalla corona di Napoli e dalla stessa dinastia; ma deve avere costituzione, governo, ministero propri, ed un proprio viceré o luogotenente.

Il Troya chiamato ai primi d’aprile a presiedere il ministero napoletano interrompeva la serie degli articoli nel giornale II CC. RR. Teatini, Roma, coi tipi di G. Battista Zampi, a spese dell’ed. F. Cairo, pp. 51 colPind. A questo primo opuscolo tennero dietro altri due; il secondo del maggio; il terzo quando giá la rivoluzione siciliana era in pericolo. Si veda anche E. Di Carlo, G. Ventura e la rivoluzione siciliana del 1S4S, in Rassegna storica del Risorgimento, a. XVIII, 1S31, suppl. al f. I.