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XXIV

Amica carissima, E cara, carissima riesce al mio cuore la vostra lettera del 3 maggio, nella quale mi si fa sperare che voi venite in Napoli... Quante cose non dobbiamo dirci? Saranno parlari indeterminabili: avrete libri quanti ne vorrete: schiverete i seccatori ed i letterati, come a voi piacerá. Cose interminabili anco dovrei dirvi di Ranieri, del suo buon cuore e della sua pessima testa: noi diciamo ridendo, ed ancor con lui, eh ’egli si è maritato con Leopardi, il quale nel 4 maggio ha dovuto cambiar casa, cioè discendere da un piano superiore ad uno inferiore: ma poi egli ha disordinato ed ha dovuto levarsi a mezzodi, cosa insolita, ed anzi empia, per la qual cagione mi scrivono ch’egli è stato tre o quattro giorni senza uscir di casa per rimettersi. Il buon Mannella, che sará vostro amico, visita Leopardi, che ne fa la piú alta stima: quei dialoghi dovreste voi ascoltare fra quel medico e quell’infermo! Veniamo alla Storia-, ella è cosa comune a voi ed a me, perché vi ho detto e ripeto che il secondo volume vi sará intitolato. Mia moglie ha giá cominciata la copia per voi: ma qui voi siete ingiusta, ingiustissima, ed io perdo in voi Runico appoggio che aveva. L’impazienza vi ha preso, ed ha preso anche me, per si lungo indugio, ma voi mi chiederete grandi scuse, assai grandi scuse, quando mi avrete letto. Ardisco dire che si vedrá qualche cosa di nuovo e di difficile: non so se Liberatore ve ne abbia toccato; il pregherò di farlo in una sua lettera.

Ma qual fortuna se voi verrete! Appena ardisco di sperarlo, adulando me stesso, come vo facendo: ma rileggo la lettera del 3, e veggo che la speranza è permessa.