Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/311

quella riverente franchezza che è debita ad un uomo si rispettabile, protestare non esser noi ancora ben persuasi che il veltro debba credersi Uguccione e non giá lo Scaligero. Del nostro dissentire crediamo dover addurre qui le ragioni, ma premettiamo che, quand’anco la congettura del signor Trova non fosse trovata conforme a verosimiglianza, da ciò non verrebbe al suo libro che piccolissimo detrimento di utilitá e di bellezza. Giacché le gesta dell’eroe Faggiolano non sono, per dire cosi, che il pretesto che l’uomo erudito coglie per quindi ragionare dei fatti dell’Alighieri e della parte istorica del poema. E, né anche perciò che riguarda cotesto veltro, noi vogliamo che altri creda la nostra opinione direttamente contraria a quella che l’egregio scrittore con tanto ingegno sostiene. Solo diciamo che le prove da lui addotte non sono giunte ancora a dileguare la forza delle ragioni avverse, che qui verremo notando». Dopo aver detto il fatto suo con eleganza, e con possesso grandissimo della storia, cosi conclude: «Questi dubbi sottoponiamo alla dottrina del eh. Troya, cui sará facile forse lo scioglierli». Or che ne dite? Costui mi comanda che io gli risponda; et! il suo comando mi sembra cosi gentile, che, in veritá, non saprei resistergli. Gli so principalmente grato, perché ha detto che, tolto ili mezzo (Jguccione, rimane il libro qual egli era dinnanzi. Ma come fare? Sono, in veritá, cotanto assorbito nello scrivere la storia, che non ho tempo; ed ho dovuto scrivere, a questi giorni, un articolo sulle leggi longobarde della Cava, come giá sapete. Ditemi se credete meglio, come pensa Galanti, di scrivergli una lettera sulla Antologia, accettando l’invito gentile, ma per altro tempo. La mia risposta ò assai facile. Il Tommaseo prende ad esaminare se Uguccione fu degno di essere cosi onorato da Dante: il perché va sottilmente rovistando la storia e discoprendo i peccati del Faggiolano, e cita sempre fonti originali. Ma gli aveva io forse taciuti questi peccati? No certo, quantunque senza citare i documenti che il Tommaseo ha consultati da sé medesimo, con suo proprio e lungo lavoro, dal quale, spero, si vedrá che ornai non ho asserito niente di falso. I dubbi dunque del Tommaseo non