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Avvi di ciò insigne bolla di Leone III del 25 dicembre 800, cioè del giorno stesso della coronazione: in essa bolla Leone III concede spirituali privilegi ad Angilberto suocero e ministro di Carlomagno, a preghiera di Carlomagno stesso, quem hodie in Imperatorem cenximus ad augmentum et defensionem c. r. Ecclesiae. I tedeschi perpetui nemici di Atanasio bibliotecario, fondano tutte le ragioni dei tedeschi alla sovranitá di Roma su queste parole di Atanasio: che Carlomagno cioè fu gridato imperatore da Leone III in San Pietro et ab omnibus. Ma chi erano quei «tutti», e quei gridatori? Erano coloro che si trovavano in San Pietro: non il senato, non i magistrati di Roma e del ducato, liberamente convocati, e liberamente deliberanti. Ma perché, non minacciati da Carlo, né aggrediti con armi, dovevano il senato ed i magistrati rinunciare alla lor libertá? Qui manca non solo il fatto, ma la cagione del fatto: né evvi alcun senso in questa che or si pretende turpissima ed infame dedizion dei romani. Essi adunque, e bene qui riflette il conte Carli, se legalmente gridarono Carlo imperatore, il gridarono perché si diedero a credere di ristabilire l’antica repubblica qual ella era sotto i Traiani e gli Antonini. Falso e vano pensiero! ma pur fu questo, e non l’altro di farsi sudditi senza necessitá, sudditi dello straniero! Gli antichi imperatori abusarono il lor potere, ma questo potere, anche tirannico, lasciava salva la forma e la sostanza della repubblica e del senato, come ha egregiamente dimostrato l’illustre padre Maffei: fu sempre la repubblica fino a Momillo Augustolo, ed a malgrado i Caligola ed i Neroni, che pur dal senato stesso furono dichiarati pubblici traditori. Ma che dico? Carlomagno, nei suoi propri stati non era sovrano, in quel significato che oggi suol darsi a tale parola: e le leggi erano fatte nel campo di marzo e poi di maggio, e solamente approvate e pubblicate in nome del re. L’imperio dunque, istituito da un papa, se fosse stato istituito del pari dal senato romano, avrebbe lasciato e lasciò sussistere la «repubblica romana».

Ciò premesso, parliamo degli stromenti cogli anni del papa e di Carlo dopo l’8oo: I. in Roma e sul ducato; IL nell’Esarcato