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trevisano stampato nel 1804 dal conte Fantuzzi nei monumenti ravennati (VI-263): si vedrá che le paci e la comune religione cattolica permettevano fin da quell’anno che la Chiesa scismatica di Aquileia, soggetta ai longobardi, possedesse tranquillamente beni fondi a Cesena e nel bel mezzo dell’Esarcato, e che perciò avesse «difensori» a Ravenna per curar questi beni: se difensori romani di Ravenna o longobardi venuti a bella posta in Ravenna, io noi saprei dire. E quantunque scismatica, in quel documento la Chiesa di Aquileia è secondo il costume chiamata: Sanciti Aquileensis Ecclesia.

Per tanti legami di amicizia contratti fra i longobardi ed i romani di Roma e di Ravenna, si formò un popolo di vargangi romani fra i longobardi, e forse un numero di vargangi longobardi nel ducato di Roma e nell’Esarcato. Non si trattava dunque, dopo Rotari e Grimoaldo, di pochi avventizi, ma di grandi moltitudini che migravano. I collegía ovvero corpi chiamati scholae, che indi si videro in Roma, di longobardi furono l’effetto sempre crescente della compenetrazione, per cosi dire, dei due popoli, della quale il documento del 681 fa conoscere i cominciamenti. Lasciando stare la storia dei vargangi longobardi sopravvenuti presso i romani, e restringendomi a quella dei vargangi romani sudditi dei longobardi, io dico che questi ultimi nel 681 all’incirca e nel 707 dopo la restituzione delle Alpi Cozie e di altri patrimoni vissero a legge longobarda per effetto certissimo della legge 390 di Rotari: ma credo che la dinastia bavara e cattolica dei re longobardi fece sovente uso della facoltá regia riserbata nella stessa legge 390, e che non di rado con particolari privilegi concedè ai vargangi romani sudditi longobardi, concedè, io credo, molte dispense onde quelli godessero talora dell’una e talora dell’altra disposizione di dritto romano. Tali dispense moltiplicaronsi, e con quelle si moltiplicarono anche i vargangi romani; fino a che nel 727 la legge 37 non ebbe ridotte quelle dispense medesime ad un dritto comune, ina dritto sempre di eccezione alla legge 390. Sarebbe per altro un gravissimo errore il credere che questa fosse stata del tutto abolita pei vargangi romani, essendo ella