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del veltro allegorico di dante 9


gobardi. L’imperio non ebbe piú fido seguace che Ubaldin della Pila fratello del cardinale Ottaviano Ubaldini; ricordati l’uno ( Purg. XXIV, 29), e l’altro (Inf. X, 120) da Dante. I conti Guidi, non dissimili dai Malaspina e dagli altri, si ascrissero chi all’una e chi all’altra fazione. La buona Gualdrada ( Inf. XVI, 37), figlia del fiorentino Bellincione Berti degli Adimari (Parad. XV, 112, XVI, 99), avea partorito a Guido Guerra VI dei conti Guidi quattro figliuoli, Guido, Tegrino, Aghinolfo e Marcovaldo: la prole dei primi tre furono di genio ghibellino, di guelfo i discendenti del quarto. E qui è forza di ristare alquanto a vedere qual fosse il dominio dei conti e di alquanti signori, che in questo scritto assai frequenti ricorreranno.

II. Non appena di Firenze si muove alla volta di Bologna, che il Mugello in mezzo agli Appennini dischiude la sua fertile valle. Da remotissima etá gli Ubaldini signoreggiarono quivi nei loro castelli di Feliccione, di Pila, e di Monte-Accianico. I conti Guidi vi ebbero San Godenzo a pie’ dell’enorme sasso di Falterona; dall’opposto fianco del quale nasce Arno ed irriga il Casentino. Questo fu sottomesso parimenti alle loro leggi; ed essi vi fermarono le sedi lor principali nei castelli di Porciano, Poppi e Romena. Il loro stato si dilatava negli Appennini che toccano la Romagna. Erano i conti Guidi padroni di gran parte del cammino da San Godenzo alle sorgenti del fiume Lamone il quale giunge a Faenza, e sovra cui giace la giá loro Marradi. Ad essi ubbidiva un altro fiume che scaturisce alle spalle di San Godenzo; in prima placido e lento, e però detto Acqua Cheta ovvero dei Romiti: precipitato poscia nella valle della badia oggi pressoché distrutta di San Benedetto in Alpe, si fa cruccioso e minaccia. Cangiata l’indole, perde il nome; né piú chiamasi che Montone: arricchisce le campagne di Dovadola, che appartenne ai conti, e bagna la cittá di Forlì. Da San Godenzo e da Falterona, i medesimi Appennini costeggiando il Casentino si allungano per quindici miglia fino a Montecoronaro: altezza, dalla quale discendono il Tevere nel Tirreno, il Savio e la Marecchia nell’Adriatico. Feconda il