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alle parole: «Il giusto viva della vera fede», sentì questi concetti penetrargli nell’animo e udì ripetersi più volte quel detto nell’orecchio.

Nel 1570 quelle parole gli rimbalzano quando era ancora in viaggio per Roma, e con voce tonante, quand’egli si trascinava per la scala santa. «Non rare volte, egli confessa, mi capitò di svegliarmi verso la mezzanotte e disputare con Satana intorno alla messa», ecc., e qui espone molti argomenti addotti dal diavolo, dai quali, notisi, partì per combattere quel rito.

Giovanna d’Arco deve i miracoli d’eroismo alle allucinazioni sofferte fin dai 12 anni.

Nei nostri tempi, Giorgio Fox, il fondatore dei quaqueri, deve l’energia della sua propaganda a vere allucinazioni. In grazia a queste abbandona la famiglia, si veste di cuoio, si chiude nei cavi degli alberi, sente che tutti i cristiani, ortodossiani, son figli di Dio. Niuno gli crede; ma egli ode una voce che gli grida: «G. C. ti comprende»; sta 14 giorni in una specie di letargia; e mentre il suo corpo sembra morto, la mente continua ad agire: il che si ripete poi nei suoi seguaci, tutti onesti, ma visionari, profeti.

Ma l’esempio, che ancor più ci calza, (se non paresse, il dirlo, una bestemmia nazionale), è quello offertoci dal Savonarola.

Sotto l’impressione di una visione, fin da giovine, si credette mandato da G. C. a redimere il paese corrotto; parlava egli un dì con una monaca, quando gli parve ad un tratto si aprisse il cielo, e vide sotto i suoi occhi le calamità della Chiesa e udì una voce che gli ordinava di annunciarle al popolo.