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tanto più potente quanto meno regolare, perchè fondata sul bisogno di resistere al ridicolo comune che li invade inesorabilmente per tutto, sul bisogno di sradicare o almeno combattere quella naturale antitesi che è per loro l’uomo d’ingegno: e, pure odiandosi fra loro, si fanno solidali l’uno dell’altro, e se non godono dei trionfi reciproci godono ciascuno delle reciproche vittime che lor non mancano mai; perchè, come vedemmo, fra il mattoide ed il genio il volgo non dubita punto a sacrificare quest’ultimo; e anche ora molti medici pratici non ridono punto dei dosimetrici e ridono dell’omeopatia; e le plebi accademiche ridono ancora di Schliemann e d’Ardigò e non risero mai dell’archeologo P. Secchi nè di Renouvier. E ciò può ben vedersi dagli enfatici e matteschi indirizzi rivolti al Coccapieller ed a Sbarbaro da molti che certo erano più matti di loro. E più volte ne abbiamo trovato nell’Ezio II che s’accontentavano di chiamare il primo, parodiando una bella frase d’un nostro Ministro, l’onore di Roma. Ed erano firmati. E a Sbarbaro fecero omaggio non pochi uomini politici e pubblicamente. Ed ecco spiegato perchè, malgrado il più esteso suffragio universale, sotto la Repubblica Romana, mai fosse venuto in mente alla plebe nel 49 di mandare Ciceruacchio al Parlamento. Ciceruacchio era rozzo, ma non era mattoide.

    accennare, p. es, la stramba idea di propagare i conigli: un altro gruppo compatto ed abilissimo di costoro era riuscito a persuadere non solo le masse ma perfino dei mezzo scienziati che il maiz scarseggi di azoto e sia indigeribile e perciò solo causa di pellagra — precisamente il contrario del vero: e non mi bastarono 21 anni di fatiche per cancellare l’erronea leggenda.