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«I miei provvedimenti compiranno la bonificazione dell’agro. Ed al dolce non ci pensa? (Idem).

Baccelli, i bacilli!

Baccarini, ingegnere di educazione, s’ingegni».

Nè manca nemmeno, come dissimo, in quel ponderoso volume sulla Libertà.

È inutile fermarsi sulle sue contraddizioni, almeno per quanto tocca le persone.

«Boccardo, detto nelle opere sue vastissimo intelletto e vera biblioteca ambulante, al N. 6, 20 luglio, delle Forche, è trascinato al tribunale supremo della gente dotta, ed è conosciuto reo di untosa ignoranza.

Crispi, il secondo uomo di Stato, dall’anima gigante, Crispi il Capaneo della rivoluzione, il solo intelletto dopo Mancini, nei suoi volumi, ecc., è divenuto un ciarlatano (Forche, N. 1), e più tardi (N. 4) uno sciagurato causidico.

Marco Minghetti, uomo di Stato di maggior nerbo, di ingegno, e di grandezza di concepimenti, diventa poi fiacco, improvvido, senza bussola come Mancini, meno la scienza giuridica.

I volumi di Lampertico gli danno il vomito e il capogiro (N. 14); ma nella Libertà a pag. 13 lo avea detto lume dell’erudizione, della critica e della scienza economica in Italia.

Guido Baccelli era prima per lui l’oratore dalla romana facondia, che difese nella politica dello Zanardelli il grande verbo del reprimere e non prevenire.

Di Sella, ch’egli volle porre in istato di accusa, conserva con gli autografi, anche uno..... sigaro.

Il Mancini, ch’era il principio ed il segno d’una