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Osservazioni generali. 195

quest’opposizione dello spirito antico romano contro la novità dello spirito greco. Egli innanzi al popolo lamentava le ricchezze e il lusso dalla Grecia e dall’Asia introdotti in Roma; egli temeva ormai che il popolo romano conquistasse quelle ricchezze e magnificenze, ma da quelle fosse conquistato; dubitava infesti alla città gli artistici simulacri da Siracusa portati in Roma; per disgrazia della città molti ammirare gli ornamenti di Corinto e di Atene, e spregiare beffardi le vecchie imagini fittili dei tempi arcaici; le arti insomma essere illecebrae libidinum1. Ma Catone in sè offre anche esempio di quanto quell’opposizione cedesse vinta, quando egli in tarda età piegò la mente sua allo studio delle lettere greche, perchè da vero Romano, come era prima convinto del male che potessero portare e tenacemente le avversava, così, appena riconosciutane l’opportunità per il suo popolo vincitore, fu primo a disdirsi e a dare esempio di volontà virile nell’apprenderle.

Superate le barriere di quest’opposizione, le arti greche conquistano gli animi romani, e in questi si tramutano e si sviluppano, però sempre nel ristretto àmbito d’una parte della nazione, non già penetrando nel fondo del popolo; si ha un’arte pertanto aristocratica, arte in gran parte da principi, da Mecenati e da poeti.

La tradizione, l’esercitazione dell’arte, le idee dell’artistica rappresentazione restano greche, nella massima parte, modificandosi e svolgendosi secondo i nuovi bisogni e le mutate disposizioni di gusto dei Romani. Si ha quindi in parte riproduzione od imitazione delle antiche opere greche, o

  1. Ved. Livio, Stor. Rom., l. XXXIX. c. 4 (orazione di Catone per la legge Oppia).