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Raverta. Mi maraviglio come non lo facesse morire.

Baffa. ... Deliberarono costoro ammazzare la bella giovane, e, parendo tutte le vie scarse ad uscirne con onore, per ultimo rimedio presero partito darle il diamante, ché col tempo la consumasse. E cosí fecero. ...

Raverta. Oh sceleratezza !

Baffa. ... Non giovò loro, ed a lei non nocque il tristo fatto, ma venne piú bella che mai di faccia, d’animo e di pazienzia. Mise loro tanto odio e tanta rabbia in core il diavolo, che una notte la presero ed in una volta a basso la legarono, dove ogni giorno la ribalda femina la batteva tutta. E, per il gridar suo ch’era vano, fatta rauca, a pena poteva favellare. E, tenutala per farla consumare, circa non so che mesi, a poco pane e meno acqua, divenne enfiata tutta per l’umiditá del loco. Dove, veggendosi vicina alla morte, ruppe con la lingua le parole, con gli occhi il pianto da cordiale affetto uscito, in verso la ribalda femina, cosí dicendo:...

Raverta. O giustizia divina, che facevi?

Baffa. ... — Se la pietá che ’l cielo costuma verso i suoi umili, donna crudele, ti fosse palese, se la bontá di Dio ti fosse nota e se la caritá ti gustasse, come gusta agli animi perfetti, donna iniqua, non faresti tanto errore. Dove mai t’offese, dove mai ti fece ingiuria l’animo e ’l corpo mio? Quale operazione ingiusta e quale effetto rio ha operato il corpo mio verso te, a usarmi tanta impietá, a straziare le mie trecce, a impiagare le mie carni e si obbrobriosamente tenermi? Ecco che, per mezzo tuo, giungo al morire; ecco, per crudeltá tua, che l’anima mia uscirá pur di tanto duolo; ecco ultimamente sazia la rabbia ed il furor tuo. Cibati delle mie percosse carni, bevi del mio innocente sangue, piglia queste ultime lagrime che dal cor mi vengono, e le porta al mio consorte, dicendogli che altro non gli posso porgere in suo contento, nell’estremo della vita mia...

Raverta. Parole simili a quelle di Gismonda sopra il morto core del suo Guiscardo.

Baffa. ... E, se pure io son degna di ricevere una grazia, che sará con tuo contento: o mi disciogli una mano, ché da me