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ne’ privati, perché nella chiesa molti altri vi sono per quella medesima causa: laonde, passeggiando, non si guarda agli altrui fatti, gli occhi di ciascuno son liberi, non si niega a persona il riguardar dove piú l’è in piacere; e però l’amante può cautamente goder con gli occhi della donna amata, e con gli occhi favellarle, e farla accorta del suo pensiero. Tuttavia a me parrebbe che il savio amante stesse lontano e fuor della turba degli altri. E cosí notò la Fiammetta del suo Panfilo. Ma alle feste s’osserva un’altra legge, perché tanto si contempla costei come colei. Ma, se per aventura tu fussi posto, sedendo, all’incontro della tua donna, abbia cura a non l’affisar col guardo per si fatto modo che tu, di te medesimo dimenticato, non ti aveggia di color che all’intorno ti guardano; anzi con bel modo, alla tua accortezza conveniente, servendo gli altri le loro, servirai tu la tua. Il simigliante si debbe osservare ne’ ragionamenti, nei piaceri proposti, nei giuochi da fare, sempre generalmente proponendo o favellando, accioché la particolaritá non ti offenda. Alle comedie, essendole appresso, quasi come da te non conosciuta, l’osserverai: cioè con rispetto debito, non le toccando la veste, non le favellando piano, accioché altrui non si mostri il tuo desidèro. Ma, quando si possa far senza sospetto d’esser veduto o sentito, si concede e questo e piú oltre. Tanto intendo della giostra, nelle quali con l’imprese, coi motti, con le fogge si può far pveduta la donna della tua affezzione.

Silio. E se, cor tutte queste cose, ella non conoscesse che io Parnassi?

Panfilo. Impossibil cosa è che l’amata non s’aveggia tosto chi per lei si consumi; ma, quando pure ella non volesse vedere (che sarebbe mal segno) o non vedesse in effetto, che altro si può far che avisarla con lettere? Tuttavia questo mezzo è pericoloso per mill’accidenti, che possano avenire e che sogliano agli sfortunati amanti accadere; perché né famigliare né donna né parente si ammette volentieri a cosí fatto officio, perché troppo son maligne le genti. Tosto che si dimostra affezzione, e pura e semplice, a persona che ne sia degna, si giudica male; tosto si truovano invenzioni da turbar l’altrui felicitá, guastando altrui